La morte è una liberazione da tutti i mali

"Esperienze di traduzione", pg 166 es 7.

Seneca scrive a Marcia, inconsolabile per la perdita del figlio: la morte non è lo spauracchio agitato dai poeti.

Quid igitur te, Marcia, movet? Utrum quod filius tuus decessit an quod non diu vixit? Si quod decessit, semper debuzlsti dolere; semper enim scisti moriturum. Cogita nullis defunctum alis adfici, illa quae nobis inferos faciunt terribiles, fabulas esse, nullas imminere mortuis tenebras nec carcerem nec flumina igne flagrantia nec Oblivionem amnem nec tribunalia et reos et in
illa Iibertate tam Iaxa ullos iterum iyrannos: Iuserunt ista poetae et vanzls' nos agitavere terroribus. Mors dolorum omnium exsolutio est et finis ultra quem mala nostra non exeunt, quae nos in antequam illam tranquillitatem in qua nasceremur iacuimus reponit. Si mortuorum aliquis mzlseretur, et non natorum misereatur. Mors nec bonum nec malum est; id enim potest aut bonum aut malum esse quod aliquid est; quod vero ipsum nihil est et omnia in nihilum redigit, nulli nos fortunae tradit. Mala enim bonaque circa aliquam versantur materiam: non potest id fortuna tenere quod natura dimisit, nec potest miser esse qui nullus est.
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Cosa dunque ti fa soffrire, Marcia? ll fatto che tuo figlio è morto o che non è vissuto a lungo? Se perché è morto, da sempre dovevi soffrirne; da sempre infatti hai saputo che sarebbe morto. Pensa che un morto non è tormentato da nessun male, che le cose che ci rendono pauroso l'aldilà sono solo favole, che nessuna oscurità sovrasta i defunti, né una prigione né fiumi ribollenti di fuoco né il fiume dell'Oblio né tribunali e colpevoli, e in quella libertà così spaziosa non vi sono nuovi tiranni: queste cose le hanno cantate i poeti e ci hanno angosciato con vuote paure. La morte è liberazione da tutti i dolori ed il termine oltre il quale i nostri mali non possono passare, e che ci ripone in quella pace nella quale ci trovavamo prima di nascere. Se qualcuno ha compassione dei morti, l'abbia anche di quelli che non sono nati. La morte non è né un bene né un male; infatti può essere un bene o un male ciò che è qualcosa; ma ciò che non è nulla e trascina ogni cosa nel nulla non ci dà a nessuna fortuna. Infatti i mali e i beni si esplicano su qualcosa di materiale: la fortuna non può governare ciò che la natura ha lasciato andare, e non può essere infelice chi non è nulla.